Il cinema documentario e di finzione sul tempo del doposisma
Quattro sguardi dalla parte dell’Italia fragile, nel tentativo comune di restituire attenzione da parte di documentaristi e registi sulle vicende delle Italie colpite dai terremoti. A partire dal documentario “La botta grossa” del regista umbro Sandro Baldoni che, all’indomani della scossa del 30 ottobre 2016, racconta alcune storie vissute da dentro il terremoto. Quattro storie di resilienza tutte al femminile, fra L’Aquila e il Centro Italia, invece, nel documentario “Io prometto” della giovane regista aquilana Cecilia Fasciani. A fare il punto sulla sorte del patrimonio culturale e artistico colpito nell’ultimo mezzo secolo di terremoti provvede il documentario “ArtQuake. L’arte salvata” di Andrea Calderone, mettendo a fuoco anche l’utopia di Gibellina e l’avventura della collezione Terrae Motus di Lucio Amelio. Una storia plausibile, infine, perché già avvenuta decine di volte altrove nel film “Il bene mio” di Pippo Mezzapesa che racconta la scelta di Elia, l’ultimo abitante di un paese terremotato che non vuole andarsene via. Una storia di “restanza” nell’accezione che gli ha dato l’antropologo, quando ci ricorda che “restare non è stata, per tanti, una scorciatoia, un atto di pigrizia, una scelta di comodità. Restare è stata un’avventura, un atto di incoscienza e, forse, di prodezza, una fatica e un dolore”.
SOSTENUTO / PATROCINATO
Programma ufficiale di Matera 2019
Terrae Motus
Vedi tutti gli eventi del progettoSguardi sull’Italia fragile
2Quando
Dom 24 Novembre 2019
Costo e Target
Gratuito
Adatto ai giovani 16 - 30, Adatto a pubblico di settore, Adatto agli adulti
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